Lettere: L ERGASTOLO SI SCONTA INSIEME
Spettabile Yairaiha , chi vi scrive è una moglie e mamma di due gemellini. Sono sposata con G. e si trova in carcere dal 17/3/2004, da quel giorno inizia il mio calvario perché senza di lui mi sentivo persa, non c’era più un senso ma sentivo solo un grande vuoto. Andavo dall’avvocato per capire cosa si poteva fare per farlo tornare a casa…il più delle volte mi veniva detto “il tempo passerà”, perché, come ben sappiamo, i tempi delle legge sono lunghi. Ma la speranza che non gli sarebbe stato dato l’ergastolo, per insufficienza di prove, non mi era mai stata negata, e tornavo a casa rincuorata.
Dopo un paio di mesi, con la sentenza di primo grado, gli viene dato l’ergastolo! Non credevo più a niente, mi sentivo mancare il respiro e pensavo al mio amato, a come si poteva sentire solo in quella cella gelida, con una condanna così orribile. Dare l’ergastolo è come farti smettere di vivere, di sognare perché quella sentenza viene data non solo a chi quella condanna la deve scontare ma anche a chi ama davvero quella persona: l’ergastolo si sconta insieme. Ma non ci siamo arresi: avevamo ancora due possibilità, l’appello e la cassazione. In appello l’ergastolo, infatti, gli viene tolto per insufficienza di prove. E li, lacrime di gioia…ringraziavo Dio per questa grazia che ci era stata fatta! Avevamo la speranza di un fine pena, di poter realizzare i nostri sogni, avere una famiglia tutta nostra, dei figli –che sono il frutto dell’amore e il senso della vita-e noi volevamo fortemente realizzare tutto questo.
Ma, purtroppo, dopo un paio di mesi, spunta un pentito che si trovava in carcere già da molti anni prima che mio marito venisse arrestato (e quindi non poteva essere presente quando avvennero i fatti di cui testimonia in quanto detenuto) ma, nonostante questo, in Cassazione viene accreditata la sua testimonianza, basata sul “sentito dire” e a mio marito viene ridato l’ergastolo, il fine pena mai.
Purtroppo dopo la Cassazione non abbiamo avuto la possibilità di difenderci ma questo non ci ha impedito di realizzare alcuni dei nostri sogni: sposarci e avere dei figli. Due gemelli, un maschio e una femmina, nati con l’inseminazione artificiale dopo una lunghissima lotta contro la burocrazia e la filosofia che un condannato all’ergastolo, privato della libertà a vita, non ha più nemmeno il diritto a diventare padre. In questo caso il buon senso di un magistrato di sorveglianza ha permesso quello che per la Legge era arbitrariamente impossibile.
Mio marito è detenuto lontano da casa e non sempre è possibile portare i bambini al colloquio ed ogni volta che telefona gli chiedono “papà quando torni a casa”? e lui, con un nodo alla gola, risponde “quando il papà finirà di lavorare tornerà a casa e non vi lascerà mai più.
Continuiamo in questa battaglia. Ho raccolto un po di firme nel mio piccolo perché anche io voglio fare qualcosa per l’abolizione dell’ergastolo.