Comunicato stampa:
“Io sono contrario alla pena dell’ergastolo perché non si può cancellare la speranza”, è con queste parole che Monsignor Bregantini, vescovo di Locri Gerace, ha firmato dell'appello abolizionista “Mai più ergastolo”. Assieme alla sua possiamo contare le firme di Padre Alex Zanotelli, di Don Silvio Mesiti (storico cappellano del carcere di Palmi), di Padre Mimmo Campanella (cappellano delle carceri di Cosenza e Paola), del sindaco di Cosenza Salvatore Perugini, della giornalista Ida Dominijanni, del prof. Franco Piperno, del filosofo Mario Tronti e molti altri ancora tra politici, amministratori e semplici cittadini.
A quasi tre mesi dall'avvio, possiamo tracciare un primo bilancio della campagna, non definitivo perché giornalmente riceviamo firme.
Ad oggi abbiamo raccolto oltre 3000 firme tra cittadini liberi e detenuti. Oltre 900 sono le adesioni pervenuteci dai detenuti di Palmi, Siracusa, Carinola, Viterbo, Nuoro, Spoleto, Voghera ed altre sono attese.
Grande contributo hanno dato i familiari dei detenuti aderenti all'associazione che, raccogliendo l'appello e attivandosi nelle città di residenza, hanno trasformato la campagna da regionale in nazionale. Inizialmente pensata come una raccolta firme da effettuarsi sotto tutte le carceri calabresi e nelle principali piazze della nostra regione, grazie all'impulso dato dai cittadini detenuti e dai loro familiari, abbiamo raccolto adesioni da Palermo a Milano.
In molti condividono il pensiero che una pena come il carcere a vita è disumana e incostituzionale, durante la campagna abbiamo avuto modo di confrontarci con molti cittadini con i quali abbiamo riflettuto sui principi della Costituzione ed in particolare sull'importanza dell'art. 27 e di come una pena perpetua cozza contro esso snaturando il senso stesso della pena.
Copia delle firme sono state inviate al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente della Commissione Giustizia ed infine al Presidente della Commissione per la riforma del Codice Penale a sostegno delle proposte di legge presentate nei mesi scorsi da vari deputati e senatori.
Ristabilire i valori costituzionali, abolendo l'ergastolo, è oggi, innanzitutto, una battaglia di civiltà. Perché tra l'ergastolo e la condanna a morte non c'è molta differenza. Sicuramente si può parlare di “morte civile” del condannato senza nessuna possibilità di un pentimento interiore (reale e non premiale). Ed una società democratica non deve permettere che i diritti vengano violati, siano anche quelli dei peggiori criminali.
Auspichiamo che la riforma del Codice Penale, presentata nei giorni scorsi dalla commissione Pisapia che contempla l'abolizione dell'ergastolo e l'introduzione di pene alternative al carcere per i reati minori, venga approvata in tempi rapidi. La cancellazione del Codice Rocco è un passo importante nella storia d'Italia che segna, definitivamente, la fine dell'epoca fascista e l'armonizzazione del Codice Penale con la Costituzione voluta dai Padri della Repubblica alla fine della seconda guerra mondiale. Superare nella società la cultura e la necessità del carcere come unica risposta ai guasti sociali, che spesso sfociano in atti e condotte criminose, deve essere la sfida del XXI secolo, non solo di chi di carcere si occupa a vario titolo ma, anche e soprattutto, della comunità intera per ristabilire la legalità nel nostro paese a partire dai quartieri che ognuno di noi vive attraverso il dialogo e il confronto.
Associazione Yairaiha