Comunicato stampa: Detenuti in sciopero contro l'ergastolo ostativo
damiano aliprandi
Sciopero dei detenuti per il superamento dell'ergastolo ostativo. Dal primo giugno partirà una mobilitazione collettiva che interesserà diverse carceri e liberi cittadini contro l'ostatività, illegittima, dell'ergastolo. Sarà una mobilitazione contro quella condanna che non lascia alcuno spazio di speranza per il detenuto contravvenendo ai principi rieducativi della pena. Oltre ai detenuti e singoli cittadini stanno aderendo diverse associazioni che operano nel campo dei diritti umani. L'appello evidenzia anche l'incostituzionalità di una modifica normativa che nel 2009 ha inserito tra i reati del 4 bis anche quelli commessi con finalità di aiuto alle associazioni mafiose al di là della contestazione della aggravante dell'art. 7 dl. 152 del 1991. In tal modo la novella di legge ha travolto in modo retroattivo nell'ostatività anche fatti assai remoti e dapprima da essa esclusi in assenza della contestazione della aggravante speciale.
L'ergastolo ostativo ce lo spiega molto bene un ergastolano, promotore di una iniziativa popolare presentata in parlamento, Carmelo Musumeci nel suo libro "Gli uomini ombra": "Pochi sanno che i tipi di ergastolo sono due: quello normale, che manca di umanità, proporzionalità, legalità, eguaglianza ed educatività, ma ti lascia almeno uno spiraglio; poi c'è quello ostativo, che ti condanna a morte facendoti restare vivo, senza nessuna speranza. Per meglio comprendere la questione bisogna avere presente la legge 356/92 che introduce nel sistema di esecuzione delle pene detentive una sorta di doppio binario, nel senso che, per taluni delitti ritenuti di particolare allarme sociale, il legislatore ha previsto un regime speciale, che si risolve nell'escludere dal trattamento extramurario i condannati, a meno che questi collaborino con la giustizia: per questo motivo molti ergastolani non possono godere di alcun beneficio penitenziario e di fatto sono condannati a morire in carcere. L'ergastolano del passato, pur sottoposto alla tortura dell'incertezza, ha sempre avuto una speranza di non morire in carcere, ora questa probabilità non esiste neppure più. Dal 1992 nasce l'ergastolo ostativo, ritorna la pena perpetua, o meglio la pena di morte viva".
Sono centinaia i reclusi rassegnati all'idea di uscire di prigione solo a bordo di un carro funebre. Anche ammettere la propria colpa ma tacere le responsabilità altrui, è causa di ergastolo ostativo. "Il dettato costituzionale è chiaro, quindi se l'ordinamento non prevede la possibilità di uscire dal carcere a condizioni raggiungibili, la pena dell'ergastolo va contro l'articolo 27 della Costituzione", ha detto Valerio Onida, presidente della Corte Costituzionale dal 1996 al 2005, in una riflessione apparsa su un numero della rivista del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Le due città. Anche Santi Consolo, Capo del Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria, si è espresso contro l'ergastolo ostativo. Lo aveva ribadito durante l'ultimo congresso dell'associazione radicale di "Nessuno Tocchi Caino", dedicato proprio all'abolizione dell'ergastolo. "L'ergastolo ostativo - secondo Santi Consolo - prima non c'era. Prima l'articolo 176 del codice penale era compatibile con l'articolo 27 della Costituzione, che parla di umanità, cioè di speranza, e se non si ha speranza come si può migliorare? Come è successo allora tutto questo? Perché abbiamo avuto gli anni di piombo". Il capo del Dap ha chiarito che "da un lato ci siamo calati in un regime differenziato, il 41 bis, e dall'altro c'è stata l'incentivazione della legislazione premiale fino a prevedere, e lì c'è la violazione della Costituzione che ci porta ad essere incostituzionali, che c'è uno sbarramento alla liberazione condizionale laddove non c'è collaborazione". E ha concluso: "Auspico che il sistema italiano in fatto e in diritto offra la possibilità che in regime di ergastolo ci possa essere la liberazione anticipata".
Che l'ergastolo sia inumano e che vada data la possibilità al detenuto di reinserirsi nella società, lo ha ribadito recentemente anche il comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti tramite il 28esimo rapporto annuale relativo all'attività nel 2015. Nel rapporto, è dedicata una particolare attenzione alla diffusione dell'ergastolo che non è compatibile con l'intento rieducativo e di reinserimento cui ogni pena detentiva deve tendere. "È inumano – scrive il presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, Mykola Gnatovskyy - imprigionare una persona per tutta la vita senza offrire alcuna prospettiva di liberazione". Pertanto, il Comitato europeo ha chiesto agli Stati di rivedere le condizioni dei detenuti condannati all'ergastolo perché ogni trattamento deve in ogni caso essere orientato a consentire alle persone ristrette di poter rientrare a far parte della società. Di qui la richiesta di programmi individuali e personalizzati, con l'eliminazione di ogni regime automatico senza una valutazione delle condizioni dei singoli detenuti. Il Cpt è un organismo internazionale che attraverso mezzi non giudiziari cerca di rafforzare la realizzazione degli obblighi contenuti nell'art. 3 della convenzione europea per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Non è la prima volta che bacchetta gli stati membri sulla questione dell'ergastolo. Durante alcune delle sue visite, il cpt ha riscontrato gravi restrizioni che non fanno altro che esasperare gli effetti deleteri insiti nelle pene a lungo termine. Un esempio di tali restrizioni è la separazione permanente degli ergastolani dal resto della popolazione carceraria. Il comitato europeo per la prevenzione sulla tortura è contrario all'applicazione indiscriminata di restrizioni a categorie di detenuti condannati all'ergastolo, senza considerare nel modo dovuto il rischio individuale che possono (o non possono) costituire. Inoltre il comitato ha ricordato spesso che la detenzione di lunga durata può avere una serie di effetti de-socializzanti sul condannato. Gli effetti negativi dell'istituzionalizzazione sui detenuti per pene lunghe saranno meno pronunciati se ad essi sarà consentito il contatto con il mondo esterno.
da IL DUBBIO del 27 maggio 2016