Comunicato stampa: In una lettera il dramma di un detenuto "Sono dimagrito troppo, sto muorendo"
In una lettera il dramma di un detenuto "Sono dimagrito troppo, sto muorendo"
PAVIA - "Sto morendo". Non è un grido d'aiuto, né un'invocazione di pietà. È l'ultimo saluto di un uomo che sta deliberatamente lasciando il mondo dei vivi, senza che nessuno riesca a impedirlo. È il messaggio che Mbarka Sami Ben Garci, il detenuto tunisino morto per uno sciopero della fame e della sete al carcere di Pavia manda alla donna che avrebbe dovuto sposare se fosse uscito dal carcere. È il 27 agosto, Sami, che ha cominciato a rifiutare cibo e acqua dal 16 luglio, è ormai un cencio. Non riesce nemmeno a impugnare la penna, lo fanno per lui i compagni di cella. "Ciao amore, speriamo che tu stai bene, tanti auguri per il Ramadan", esordisce. E poi, dopo averle chiesto di inoltrare i suoi auguri "a tutto il mondo musulmano", la informa: "Io sto muorendo. Sono dimagrito troppo, credimi, non riesco neanche ad alzarmi dal letto". Infine: "Bisogna accettare il destino, mi dispiace, io lo sciopero non lo tolgo, di questa vita non me ne frega niente, sto muorendo".
Sulla vicenda è stata aperta anche un'indagine interna, disposta dal provveditore regionale alle carceri lombarde, Luigi Pagano. L'inchiesta penale approfondirà il comportamento dei dirigenti del carcere. Egidi li aveva messi al corrente della volontà suicida del suo assistito. Ma la risposta che arriva l'8 agosto dalla direttrice del carcere, Iolanda Vitale, sembra rassicurante: "Le condizioni di salute del suo assistito sono costantemente monitorate dal personale medico qui in servizio". Tre giorni dopo l'avvocato insiste: "La avverto che è viva intenzione del mio assistito porre fine alla sua esistenza... La prego di voler predisporre quanto in suo potere... ". Ma il ricovero all'ospedale - dopo la decisione del magistrato di sorveglianza di negare la libertà al detenuto, respingendo un'istanza del legale - arriverà soltanto il 2 settembre. E il 5, alle quattro di mattino, Sami morirà. "Non si poteva costringere quest'uomo della libertà di scelta", dirà poi il medico del carcere, Pasquale Alecci. Che ora corregge il tiro: "La frase è stata estrapolata dal suo contesto".